sabato 4 maggio 2013

Acqua potabile


L'acqua potabile è una risorsa primaria destinata al consumo e a fondamentali attività umane. Il D.Lgs. 31/2001 è il riferimento normativo italiano che, recependo la direttiva europea 98/83/CE, disciplina il campo delle acque potabili e definisce anche i criteri e i parametri analitici ai quali un'acqua deve sottostare per potere essere definita potabile.


La stessa legge definisce le acque destinate al consumo umano nei seguenti modi:



« Le acque trattate o non trattate, destinate ad uso potabile, per la preparazione di cibi e bevande, o per altri usi domestici, a prescindere dalla loro origine, siano esse fornite tramite una rete di distribuzione, mediante cisterne, in bottiglie o in contenitori. »









« Le acque utilizzate in un'impresa alimentare per la fabbricazione, il trattamento, la conservazione o l'immissione sul mercato di prodotti o di sostanze destinate al consumo umano, escluse quelle, individuate ai sensi dell'articolo 11, comma 1, lettera e), la cui qualità non può avere conseguenze sulla salubrità del prodotto alimentare finale. »





I processi di potabilizzazione permettono di migliorare le proprietà dell'acqua rendendola potabile, classico esempio è l'aggiunta di cloro come disinfettante. Occorre precisare che la legge fa distinzione tra le acque potabili, erogate ad esempio pubblicamente tramite gli acquodotti cittadini o le fontanelle, e le acque minerali naturali che sono invece approvvigionate così come sgorgano da una o più sorgenti (naturali o perforate) di falda sotterranea. Questa categoria di acque è sottoposta a un differente disciplinare legislativo.

Parametri analitici


I parametri analitici di legge italiani definiscono i valori massimi e gli intervalli in cui devono rientrare le misurazioni chimico-fisiche e batteriologiche per poter definire un'acqua "potabile".

Escherichia coli, enterococchi e Clostridium perfringens devono essere assenti. La presenza di ammoniaca, nitriti e nitrati (possono essere sia di origine minerale, sia provenire da concimi sintetici) è indice di inquinamento batterico ed è comunque necessario effettuare l'analisi batteriologica per accertare l'assenza di microrganismi patogeni, determinando la quantità di microrganismi presenti e l'indice di inquinamento fecale dovuto al numero di batteri coliformi.

La radioattività legata al trizio non deve essere superiore a 100 Becquerel/L, mentre la dose totale indicativa è di 0,2 mSv/anno.



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